La zona del crepuscolo

Ho finito le sigarette e sono in una zona della città  che non riconosco più, l’insegna tabacchi è accesa, inchiodo l’auto ed entro.
La facciata del bar è la stessa di vent’anni fa, stessa porta in legno azzurro, stessi vetri ruvidi e opachi. Per primo registro l’odore, rancido e pungente, poi un grosso pastore tedesco esce da dietro il bancone e viene ad annusarmi i polpacci. Lo ricordo quel cane, che mi frega se è impossibile, è lo stesso animale che si mise ad abbaiare il pomeriggio in cui entrai di corsa nel bar.
Sto giocando a nascondino con gli altri ragazzini del quartiere, il bar mi sembra un nascondiglio perfetto e infatti non mi trovano. Resto lì a guardare degli uomini giocare a briscola, il pomeriggio trascorre così, il proprietario mi offre una cedrata.
Lo stesso uomo ora mi viene incontro caracollando, mi chiede sgarbato “che vuoi”, cerca di fottermi dieci euro sul resto, butta il pacchetto sul bancone, le mani malferme e rugose.
Durante il suo tragitto dalla cucina al bar osservo il locale: sono finita a Inverary, la zona del crepuscolo. E’ qui che si fanno esperimenti di mesmerismo per fermare il tempo e chiudere la vita all’interno di una dimensione spazio-temporale circolare, infinita quanto falsa.
Voglio chiedergli se si ricorda. Il suo sguardo mi suggerisce di no, i miei occhi mi implorano di andarmene. Deglutisco, ringrazio ed esco in fretta dal locale.

13 pensieri su “La zona del crepuscolo

  1. Ma no, Fainberg, quel fluido è curativo come la medicina della Fata turchina, perché mai dovresti decomporti anzitempo?

    (il pelo incarnato dev’essere il messia della parrucca promessa…)

  2. Dunque Zu, mi stai dicendo che causa cedrata potrei essere rimasta mesmerizzata anch’io e prtanto in fase di decomposizione organica imminente e che pur ciò tuttavia la mia estetista non si è accorta di nulla? Impossibile, quella scoverebbe un pelo incarnato anche sulla testa di Curzi.

  3. Nemmeno io sapevo di questo mesmerismo, perciò ho chiesto a un tizio al bar, Tullio. Mi ha risposto che si tratta di una “dottrina terapeutica elaborata dal medico e filosofo A.F. Mesmer, che si basava sul potere curativo di un fluido ipotetico, trasmissibile da individuo a individuo”.
    Dev’essere quel fluido di cui ti resta il sapore in bocca dopo che hai ingurgitato una cedrata da un bicchiere sporco.

  4. una vena di dolore che si nasconde dietro un gesto di disincanto, in questo racconto essenziale e poco indulgente, Fainberg: è ciò che mi ispira. Mi fai venire in mente Cortàzar, sai? (è la mia scoperta più recente). Un caro saluto a te.

  5. E, a quanto pare, Effe è arrivato là dove né Mesmer né Valdemar hanno osato spingersi: è riuscito a mesmerizzare una cedrata.
    L’orrore continua.

  6. Unts, Blogghino ha ragione, il mio riferimento diretto era al fumetto e al libro di Poe su Mr Valdemar.

    Per quanto ne so io, Mesmer era un poco originale incrocio tra un medico e un ciarlatano: diceva di poter curare le malattie, neurologiche in primis, agendo sul magnetismo che percorre il corpo umano. In che modo non si è mai ben capito. Era ciarlatano mica per niente.

    La mia memoria, invece, ha recuperato un episodio citato in un fumetto di Dylan Dog (di cui ero ghiotta ai tempi dell’università) che sulla scia del romanzo di Edgar Allan Poe riproponeva una storia di mesmerismo intesa in chiave horror: uno scienziato scopre un modo per vincere la morte attraverso l’ipnosi ponendo le sue cavie in uno stadio intermedio tra la vita e la morte. Il problema è la decomposizione del corpo e lì gli esperimenti si fanno più audaci, con esiti orripilanti anzichenò.

    Rivedere l’uomo del bar e il suo cane (mesmerizzato anch’esso, ci giurerei) è stato uno choc. Credo si sia intuito.

  7. Bello il tuo post, sei molto brava e scrivi benissimo.

    Paura, eh?
    Volevo dirle, se le mie mani malferme e rugose reggono l’impatto con la tastiera, che la cedrata non l’aveva poi finita.
    L’altra sera volevo dargliela, che l’ho conservata in frigo.
    Ma lei è quasi scappata.

  8. Ioepalmasco, c’è un vecchio Dylan Dog (mi pare il n.7) che si intitola “La zona del crepuscolo”, che Fainberg non a caso – credo – cita. Se riesci a recuperare quell’albo e lo leggi, capisci tutto.

  9. Ecco, adesso ti chiederei di sederti e di spiegarmi, una volta per tutte, che cos’è il mesmerismo. Che sta in un sacco di vecchi libri, che attirava un sacco di signore, che a me faceva pensare a una ricapitolazione con le dita e la lingua sulal punta delle dita, che qualcuno poi una volta me l’ha spiegato ma io non l’ho capito. Ma se l’hai scritto anche tu pensando a quel movimento a quella sventagliata di dita davanti alle labbra per ricapitolare in una frazione di secondo tutto il ricapitolabile, allora non c’è bisogno che me lo spieghi.

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