Mine vaganti

L’ultimo film di Ozpetek è uno dei più bei film che abbia visto negli ultimi anni. Non l’avrei detto, nonostante i film di Ozpetek siano sempre gradevoli. E’ che però, a mio avviso, tendono ad assomigliarsi troppo, finendo per diventare scontati. Questo è diverso. I personaggi chiave del film ancora una volta sono omosessuali, nuovamente alle prese con la difficoltà di vivere le proprie scelte come un diritto e non come una colpa, ma c’è dell’atro, e molto. Mine Vaganti racconta, essenzialmente, di quanto sia difficile essere onesti con se stessi, dirsi e dire la verità su ciò che sei o non sei, su quello che vorresti e non vorresti diventare; racconta quanta debolezza si celi dietro ogni donna forte e quanta forza ci sia dietro ogni donna apparentemente debole. E’ un film sul senso del dovere che abbiamo verso noi stessi e verso gli altri, e sulle catastrofi che possono accadere quando i due doveri non collimano.

Ho aspettato i titoli di coda con impazienza per vedere di chi fosse la sceneggiatura, che con piacere ho scoperto essere di Ozpetek e Ivan Cotroneo.  Con quest’ulimo abbiamo fatto due chiacchiere un paio d’anni fa, complice una cara amica comune, è stato un breve incontro ma molto piacevole, dopodiché l’ho visto conversare sul palco con Michael Cunningham di cui è il traduttore, e ne ero rimasta incantata. Ora posso dire che l’incanto si è trasformato in quasi venerazione. C’è dell’assoluto genio nei dialoghi di Mine Vaganti e finalmente degli attori degni di questo nome, Ennio Fantastichini e Ilaria Occhini su tutti (plaudo all’assenza di Serra Yilmaz).
Nulla di scontato, ma proprio nulla. Considerando che è la prima volta che Cotroneo sceneggia un film di Ozpetek sono portata a credere che sia soprattutto per merito suo. Trama, dialoghi, ritmo, ogni singola scena sono perfetti, privi di occidentale retorica; alcune battute sono profonde, piccole perle, altre esilaranti, ti fanno uscire dal cinema con la sensazione che nessuno abbia voluto fregarti, che per una volta il pubblico in sala non sia stato trattato da stupido, un essere confuso che abbia bisogno di essere tenuto per manina, a cui bisogna indicare dove guardare. Al cinema io non ho bisogno di una guida, mi basta l’autista. E’ stato come un bel viaggio. Avrei voluto durasse di più.

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