Untitl.Ed

Vista l’ora tarda e visto che mi sta aspettando a letto un pensiero rotondamente superfluo sarò breve, sono usciti tre nuovi libri Untitl.Ed. L’indefessa Untitled Io sta promuovendo questi e gli altri libri in un tour godereccio che oggi farà tappa a Bologna. Ci saremo anche io e il mio mignolo bluette. Se non volete perdervi lo spettacolo gratuitamente offerto dal piccoletto e, come no, anche la presentazione dei nuovi libri, non dovete far altro che aggiungervi ai detitolati. Tutto il resto vien da sé.

La porti un bacione a Pisa *

Il mio amico Matteo Pelliti ha scritto un libro. Lo presenterà sabato 20 febbraio a Pisa.
Il suo primo libro, Versi Ciclabili, è nato dalla passione di Matteo per la bicicletta e i suoi tempi. E’ un libro che mi sono molto goduta, e ha anticipato in qualche modo quella che è poi diventata anche una mia passione. Quest’ultimo si intitola Giocattoli, è una raccolta di racconti che non ho ancora letto ma, conoscendo l’autore, prevedo essere quantomeno onesta e delicata.
Chi ne ha l’occasione e la voglia passi alla presentazione del 20 e dia un bacio all’autore da parte mia. E’ timido e si ritrarrà, voi insistete.

* Mi scuso per il titolo talmente brutto da essere imbarazzante, ormai è andata.

Porcellino d’India

Vorrei comprare una cavia, un porcellino d’India quindi, e non per farci cose strane ma perché veramente l’apprezzo come animale e lo trovo molto tenero, anche molto peloso, e poi dicono che è indipendente, nel senso che lo puoi lasciar marcire nella gabbia da solo pure per due-tre giorni senza cacarlo proprio, che per chi fa una vita sbattuta è un gran pregio, aver una bestiola scevra da turbe emotive.
Tuttavia, non saprei dove andarlo a pigliare, né come valutarlo, poiché non vorrei finire con in mano una sòla, un porcellino d’India piagnucoloso e/o mammone o insicuro, di cui dover avere cura, perché io da una cavia di laboratorio voglio sicurezza, e non un peso in più alla mia vita, che vi assicuro è già abbastanza drammatica per i fatti suoi. Ma mentre qualsiasi coglione potrebbe consigliarmi di guardare i denti o il pelo per sgamare malattie, il carattere del porco come l’addivino? E se si rivela scostumato o petulante, posso tornarlo indietro? E con che faccia restituisco al negoziante un animale bianco e giallo, peloso, proverbiale per il suo aspetto cartoonesco, dicendo che non ne tollero i magoni? Non passerei per folle e cinico bastardo, o almeno per un uomo pratico, che potentemente e risolutamente mi rifiuto di essere?
Questi sono dubbi seri che uno se ne fa un problema se non una malattia.

Questo è l’ultimo libro Untitl.Ed, è il numero 11 e si intitola Animanti. Lo so che non è questo il punto ma a me ha fatto tanto ridere.
Per inciso, la descrizione qui piacerebbe a Capossela.

Alla fiera del centro

Ci sarà anche Untitl.Ed. Il giorno 7 alle ore 14 e il giorno 8 alle ore 15. Giusto per tramortirvi di numeri.
E’ la prima volta che partecipiamo alla Fiera del Libro di Roma, è alla sua sesta edizione e mi dicono stia crescendo di anno in anno. Colpevolmente ammetto, non ci sono mai stata, e dunque sono doppiamente curiosa.
A chi passasse di là per diletto o a chi vi dovesse essere presente tra gli addetti ai lavori (so che tra i blogger ce n’è più d’uno), io dico: appalesatevi. Non temete, non mordo. Al massimo qualche volta appunto spillette a tradimento.

Ciò detto, confesso: la sto buttando sull’ironico per nascondere una discreta agitazione. Non è vero che l’essere ciclotimici aiuti nel parlare in pubblico. Il segreto starebbe nel sapere con esattezza quale sarà il mood del momento, ma se si chiama ciclotimia una ragione ci sarà. Inoltre, un precedente fuggevole incontro con Castelvecchi, che parteciperà – anche lui, insieme a noi e agli altri relatori; il programma completo lo trovate qui – al dibattito del giorno 8, mi ha lasciato addosso una sensazione di non detto che difficilmente mi farà mettere piede in sala con l’aplomb che auspicherei.

Detto anche ciò, passiamo alle cose serie.

Alla presentazione del 7 dicembre in sala Morante ci sarà tutta Untitl.Ed al completo. Prevediamo un incontro informale e rilassato, in cui parlare con semplicità di come nascono i libri Untitl.Ed, del passaggio – per niente immediato – dal blog alla carta, del nostro personalissimo modo di lavorare. Ci farebbe piacere ne uscisse un incontro il meno noioso e scontato possibile, a la carte. Ogni intervento esterno sarà graditissimo e, senza retorica, un’occasione preziosa per noi di confronto.

Il giorno 8, invece, nell’apposito Spazio Blog si parlerà di [suspense]: blog. Il dibattito a cui parteciperà la sottoscritta si intitola [suspense] Blog: voci degli autori o strumento di marketing? Argomento che ad Untitl.Ed piace assai, tanto da aver organizzato un incontro a Trieste proprio sugli stessi temi lo scorso giugno (presenti Untitl.Ed, Illy, Studioroom, Alessi, Gruppo Branca, Web H-Art). A Trieste l’argomento aveva appassionato la platea, pure troppo, vediamo che succederà a Roma.

Insomma e per farla breve: se qualcuno di voi dovesse avere qualche idea sul binomio blog/marketing e la volesse condividere con noialtri; se qualcuno non ne avesse una che sia una, ma fosse comunque interessato all’argomento in questione; se semplicemente gli pungesse vaghezza di mettere qualcuno dei relatori in imbarazzo ponendogli domande sui massimi sistemi, orbene: si faccia avanti, è il benvenuto. Ma se mette in imbarazzo gli altri è meglio.

Riassunto delle puntate in corso

Attività frenetiche, per mare e per terra, in aria ce l’ho, nel fuoco mi manca. Un lungo viaggio da organizzare, la presentazione dei nuovi libri dietro l’angolo (in tutti i sensi), quella dei due scapigliati in Olanda, una casa che aspiett’ammè, un’auto da riparare. Uso le parole come traccianti, briciole di pane per non perdermi da qui alla mia memoria di marzapane. Corteggio menti, cerco un contatto, invito a un caffè, mi sento piccola e fragile come una sposa che attende all’altare. Leggo come posso, scrivo perché voglio, dormo quando riesco, respiro perché devo. Ho preso definitivamente coscienza del fatto che non avrò mai la voce rassicurante e benevola della Fata Turchina*; di buono c’è che mi vesto un po’ meglio. Sono uscita da un corso di autodefinizione dell’identità professionale così come ne ero entrata: convinta che l’importante non è sapere che cosa si è, ma con chi si ha a che fare. E che se ogni azione genera una perdita la colpa non è di chi mi hai insegnato a guidare, e ormai sarei anche stufa di ripeterlo, ma dell’entropia del sistema.

* Grazie ancora a Silvana e Isabella.

Piccola lezione di editoria

Non che io possa permettermi una cattedra nella materia in questione, ma qualche piccolo, utile spunto di riflessione forse sono ugualmente in grado di darvelo. Ci provo.

Allora. Immaginate di avere un blog (non dovrebbe riuscirvi difficile), e di decidere che alcune scritture presenti in rete sono così belle da volerle vedere pubblicate su carta. (Tralasciamo per un momento la questione se sia giusto o meno fare un’operazione di “ingaggio” di scrittura, non è questo l’argomento che mi preme toccare qui e oggi, portate pazienza). Dunque, immaginate di voler pubblicare unicamente libri – non singole antologie, né stralci di materiale già presente in rete – scritti da qualcuno che già scrive benissimo per i fatti suoi, su un blog. Come riterreste più sensato muovervi? Io posso dire come lavora Untitl.Ed, e ora ve lo spiego compiutamente.

Partiamo subito da un concetto chiave: Untitl.Ed, se i contatori non esistessero, non se ne accorgerebbe neppure. Ciò significa che Untitl.Ed non valuta la qualità di una scrittura in base allo scrivente e ai suoi accessi, si affida solamente al proprio fiuto e ai brividini che quella certa scrittura è in grado di far scorrere sotto pelle a chi legge.
Untitl.Ed, per la valutazione e la quantificazione dei propri rischi, non s’è fatta consigliare da qualche trendsetter di ultimissima generazione, ha chiesto  la consulenza di un azzimato commercialista, preso appuntamento con un notaio e pagato un atto fondativo in cui risulta che tre socie si impegnano a fare un’attività editoriale canonica, vera, fatta di sangue sputato e impegno tutt’altro che virtuale. Untitl.Ed ha raccolto certosinamente tutti i dati utili per la propria attività imprenditoriale come farebbe qualunque altro imprenditore: pagando per avere i documenti di cui ha bisogno per lavorare, pagando per poter avere un proprio stand a una fiera dell’editoria, pagando la stampa dei propri libri, pagando i propri autori.

Invece.

Sapete che cosa dovrebbe fare una neonata casa editrice che volesse pubblicare blogger e ricavarci – principalmente, se non unicamente – dei soldi? E’ presto detto.

Dovrebbe innanzitutto essere ben altra cosa che una Srl nata da una condivisa passione per la scrittura. Dovrebbe avere un colosso dell’editoria o della comunicazione via internet alle spalle. Dovrebbe assoldare i blogger più famosi in rete (e possibilmente anche fuori). Dovrebbe chiedere a qualcuno di raccogliere dati utili sugli eventuali competitors, senza curarsi del fair-play. Dovrebbe costringersi a credere che la serietà non sia un valore aggiunto, bensì un dettaglio poco glamorous e dunque secondario. Dovrebbe essere un po’ meno tre-donne-normali e un po’ più tre-blogstar-rampanti. Dovrebbe, insomma, essere tutt’altro che Untitl.Ed.

Così non è sempre. Per quanto ci riguarda, così non sarà mai.
Tuttavia, se c’è un modo sicuro per guadagnare sfruttando il tanto a-la-page fenomeno blog, è esattamente quello che leggete nel penultimo paragrafo di questo post, pertanto è quello che consiglio caldamente a chiunque abbia ambizioni sfrenate in tal senso. Un modo più rapido, più furbo. Un modo che, prevedibilmente, c’è chi non vede l’ora di mettere in pratica. Inutile anche augurargli buona fortuna: va sul sicuro.